del Sac. Camillo Perrone
In seguito alla caduta delle ideologie totalizzanti e delle grandi utopie di liberazione storica, sono sorte nuove forme di relativismo, di indifferenza diffusa per le domande più radicali, senso del provvisorio, frammentazione del sapere e delle esperienze, da cui deriva un vero e proprio smarrimento, nel contesto di una società multimediale. Crisi? Senz’altro! Ne sentono le problematiche i giovani, le famiglie, la società e la Chiesa. E’ sfida di vita: ossia una sfida che è in sintesi matrice di tante altre; non riguarda solo questo o quell’aspetto dell’esistenza; vengono mutilate e immiserite le basi profonde dell’essere e dell’agire.
Ancor di più, nell’era della comunicazione globale, viviamo una sorta di solitudine globale: ognuno se ne sta innanzi alla postazione internet nel tentativo di navigare nell’etere e di lanciare in rete i propri sentimenti, riversando emozioni, dubbi, incertezze, speranze, gioie e dolori in un tubo di fibre ottiche che ci porta sì molto lontano, ma talmente lontano da non farci incontrare nessuno realmente. Siamo avvinti dalla solitudine globale che è conseguenza di appartenere alla realtà virtuale o digitale.
Dunque, esistiamo solamente se gli altri ci riconoscono su un forum o ci accettano in un network, diversamente, non siamo niente! Il potere dei mass-media, nella sua forma ovviamente alienante, ci ha tolto il gusto dell’amicizia, dei contatti veri, concreti, reali, interpersonali, fatti di volti che si mirano, di sguardi che si cercano, di mani che si sostengono, di voci che si richiamano, di visi che esprimono gioia, dolore, tenerezza, disappunto, approvazione e quant’altro le emozioni del cuore sanno trasmettere!
Le contraddizioni che segnano la nostra società sono vissute con una carica intensa nel mondo dei giovani: il fascino della società dei consumi li rende prigionieri di una visuale egoistica ed edonista dell’esistenza; però gli stessi giovani sono portatori di autentici ideali che si affacciano alla ribalta della storia ed allora nella nostra società contemporanea, così contraddittoria, così frastornante, così frustrante, occorrono punti sicuri (non monolitici) cui aggrapparsi per formarsi un carattere e una coscienza morale e la formulazione di valide ipotesi e strategie formative, per poi agire di conseguenza. Per i giovani, soprattutto, bisogna sapere individuare strutture e contenuti idonei alle loro dinamiche, in base ad una visione pedagogica non epidermica e non legata alle facili suggestioni delle mode. Occorre educare i giovani al senso di responsabilità, favorirne lo spirito di iniziativa.
Papa Francesco continuamente ci esorta a non perdere la speranza, come pure il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in questi anni ha avuto il merito di farci riflettere e di insistere sul dovere e la responsabilità di tutti, sulle sofferenze, sulle speranze e su tante tematiche e problematiche che interessano il bel Paese. Giorgio Napolitano ha sostenuto di essersi sempre limitato a prospettare i cambiamenti, le riforme strutturali, badando alla correttezza del rapporto tra le istituzioni. Lo stesso capo dello Stato ha invitato gli italiani ad avere coraggio, a praticare la solidarietà, a intraprendere e innovare, preservando i primati che ancora abbiamo.
Occorre ridare un senso alla vita individuale e collettiva, in un contesto solidaristico-europeista. A proposito l’Unione Europea non deve essere considerata semplice espressione geografica, bensì unione spirituale, sociale, morale, politica ed economica. La crisi che attanaglia l’Europa è innanzitutto morale, frutto del nichilismo di certi Paesi; ma deve trionfare la verità. Sembra non esistere più la verità,ma l’opinione, il trend, la tendenza. Piccole e potenti lobbies hanno in mano — o tentano di averlo — il controllo delle coscienze, oltre che quello economico, e impongono quelli che sono i loro valori, indifferenti a quelli che sono gli elementi fondamentali della natura stessa dell’uomo: il vero, il bene, il bello. La verità: pluralismo, diversità, integrazione, tolleranza devono avere diritto di piena cittadinanza in ogni nazione. Devono essere sempre e dovunque smascherati l’errore e l’ignoranza.
Ed allora per evangelizzare il mondo moderno – come è fortemente necessario – occorre conoscere l’uomo moderno, le sue caratteristiche, le sue tendenze, le sue peculiarità. Ebbene una di queste è l’indifferenza. La si nota, in modo marcatissimo nei giovani. I nostri giovani tradiscono la loro indifferenza su molteplici piani. Intanto non credono più alla scuola. Per quanti sforzi si facciano, la scuola come milieu di formazione e di cultura è morta da tempo. Si è tentato, in questi ultimi mesi, di operare in essa delle trasfusioni, ma il rischio è di trasfondere inutilmente nuova linfa vitale in un organismo morto. I giovani lo sanno, lo sentono, lo dicono anche se stanno al gioco della riforma. La scuola non ha bisogno di riforme, ma di resurrezione. I giovani non credono più alla cultura e logicamente contestano, sia pure non più in modo traumatico, le istituzioni e gli insegnamenti. E non credono più perché ritengono la cultura superata. I giovani allargano la propria indifferenza alla politica. Nonostante l’illusione dei partiti, i giovani scetticamente rifiutano ideologie e metodi. Neppure la Religione rimane esente dall’indifferenza giovanile. Ma si avvertono i segni di una ripresa religiosa. Il fallimento totale di tutte le istituzioni e di tutte le ideologie riportano i giovani a guardare con fiducia e speranza alla Chiesa, a Papa Francesco che esclama: <<Cari giovani, non abbiate di fare passi definitivi nella vita. Abbiate fiducia, siate veri “atleti di Cristo”! Giocate nella sua squadra!>>.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano