La bimillenaria storia della Chiesa Cattolica è costellata di splendide figure di persone, che hanno saputo incarnare e testimoniare i perenni valori evangelici: sono i santi, veri benefattori dell’umanità.
Quando pronunciamo la parola «santità» e la parola «santo», che la personalizza, siamo convinti di esprimere un concetto che nobilita l’uomo e che è particolarmente fecondo anche a livello sociale. Le nostre società, specialmente quelle opulente nelle quali sono venerati i falsi idoli del potere, del piacere e del possesso, hanno bisogno più che mai della santità. La santità è il carattere di perfezione spirituale attribuito dalla teologia cattolica all’essenza stessa di Dio e, in via subordinata, alle persone che riproducono in parte la perfezione divina, informando a quella la propria vita.
Il Concilio Vaticano II ha esteso il concetto, e ha puntato su tutti coloro «che riproducono in parte la perfezione divina». Quanto è importante oggi l’esempio, anzi lo stimolo di questa perfezione! Basti pensare all’egoismo, alla violenza, all’ingiustizia che dominano la nostra storia; e fare un confronto con l’insegnamento cristiano, che dichiara beati i puri di cuore, i mansueti, coloro che hanno fame e sete di giustizia…
Nasce quindi nel cuore delle nostre società: non soltanto negli uomini di buona volontà ma anche in molti di coloro che si dichiarano non credenti, un desiderio profondo di santità, che assai più del rigore delle leggi e degli effimeri progetti politici è in grado di alleviare il crescente malessere del nostro vivere .
Un esempio straordinario ci ha offerto la Serva di Dio Maria Angelica Mastroti che nacque a Papasidero (Cosenza) il 4 febbraio 1851 da Nicola e Gaetana della nobile famiglia degli Orofino.
Non ci sono parole per descrivere gli eventi che hanno segnato la vita di Maria Angelica e la tanta intimità, che aveva con la Madonna, con Gesù e con la Croce, la passione, la sofferenza, compagne inseparabili della sua vita.
La sua vita ascetica le procurò frequenti estasi, durante le quali colloquiava con la Madonna e il Figlio che la Vergine aveva tra le braccia. Numerosi sono gli episodi edificanti della vita di Maria Angelica a noi trasmessi; è bello citare la distribuzione del pane che quasi tutti i giorni veniva amorevolmente donato ai numerosi poveri che frequentavano la sua casa; la sua porta era aperta a tutti e ad ogni ora. Nessuna penna
potrà mai descrivere con esattezza i momenti di santità che hanno accompagnato la vita terrena di Maria Angelica, persona connotata nel tempo e dal tempo, testimonianza viva del possibile e misterioso colloquio che l’uomo, ciascun uomo, può intrattenere con Dio, ed è giusto affidare la sua memoria alla Chiesa.
Nel 1890 Maria Angelica dovette lasciare il suo paese natale, Papasidero, per seguire il nipote Nicolino, avviato al sacerdozio, e si trasferì a Castelluccio Superiore (PZ) che accolse Maria Angelica con calore ed affetto. Ben presto la fama di santità si diffuse nel paese e nei paesi vicini, tanto che molte persone accorrevano da lei per avere consigli e trovare conforto. Molte le visioni e le apparizioni celesti; in una di queste apparizioni la Vergine di Costantinopoli le preannunciò il giorno della sua morte il 26 maggio 1896.
Il desiderio di Santità è radicato nella generosità del cuore, aperto all’amore per il prossimo; ma anche in una intelligente concezione della vita, che ravvisi nell’egoismo e nell’indifferenza le cause di degrado dell’umana convivenza. L’unica, vera urgenza oggi riguarda tutti noi: ascoltare il grido, avere compassione, prendersi cura.
Papa Francesco, nell’indicare le vie per il cammino della Chiesa evangelizzante nei prossimi anni, richiede a tutti un unico stile: una dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino, verso gli altri. Uno stile che sa farsi nuovo ordine economico, impegno sociale coraggioso, cultura evangelica.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano