Papa Giovanni Paolo II fu in Basilicata nei giorni 27 – 28 aprile 1991.
Il Vicario di Cristo incontrò, il popolo di Basilicata, soprattutto nelle Celebrazioni Eucaristiche a Matera e a Potenza, rivolgendo a noi il “discorso della montagna”, indicando le vie vere della felicità attraverso i valori della nostra cultura e le esperienze delle nostre tradizioni. In particolare incontrò tutti gli amministratori per ricordare loro il senso di servizio all’uomo; gli operatori del mondo del lavoro sottolineando il rispetto della dignità dell’uomo e il diritto che si ha all’occupazione. Visitò l’Università e incontrò gli operatori della scuola, aperta all’autosviluppo dell’uomo. Incontrò le persone consacrate: sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi per ridare slancio pastorale e spirituale. Infine si fermò nel campo sportivo di Potenza, con i giovani che sono i veri protagonisti del 2000, per rinnovare il senso ecclesiale, pastorale e civile.
I numerosi viaggi, con la loro grandissima quantità di omelie, discorsi e messaggi, con il loro precipuo «fine di incontrare» l’uomo e il mondo di oggi, costituiscono una dimostrazione lampante dell’aspetto missionario della sua personalità.
Se poi qualcuno rimprovera al Papa di intromettersi nella politica interna di altri stati, chiediamoci se è politica o non piuttosto giustizia la sua denuncia, vibrata e coraggiosa, dei crimini contro l’umanità; se è politica o non piuttosto giustizia la salvaguardia dei diritti fondamentali della persona
Giovanni Paolo II viaggiò nei paesi del mondo per recare la parola vivificatrice del Vangelo e risvegliare il valore della dignità umana
A dieci anni dal grande terremoto del 23 novembre 1980 il Papa ritornò, nella nostra Regione, non certo per commemorare il terremoto, ma per dare un colpo d’ala ai nostri problemi di ricostruzione e di sviluppo.
Nell’immediato domani di quel sisma il Papa raggiunse la zona del cratere per portare il suo conforto umano e spirituale: «Voglio parlarvi solo con la mia presenza e con questo servizio di presenza, disse nell’atrio dell’Ospedale di Potenza la sera del 25 novembre, quando la terra tremava ancora. Qualche volta, Egli soggiunse, ci rimane soprattutto e solamente questa forma per prestare il nostro servizio, il nostro ministero umano, cristiano, sacerdotale. Ci rimane questo solo: la presenza>>.
Sono parole che esprimono la statura morale del Papa, ministro di consolazione nel cuore provato dalla grande tragedia. Una costante del Suo intenso magistero: la certezza motivata, profondamente sentita, espressa con commossa convinzione che la salvezza globale dell’uomo, della persona e di tutta la famiglia umana, è inscindibilmente legata a Gesù Cristo, centro focale del cosmo e della storia, evento di liberazione e di novità definitiva, per lievitare con Lui la storia che evolve.
Abbiamo sentito di sperimentare con il poliedrico Papa dei primati (Giovanni Paolo II) la gestazione di una nuova epoca storica; colui che ha interpretato, con singolare capacità di identificazione, le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi. Esigeva con forza quei politici che portano la credibilità della loro persona e mettono al centro dell’azione politica la persona umana nella sua intangibile e altissima dignità, con esigenze fondamentali e diritti inalienabili che vanno rispettati da tutti, esigeva con forza quei politici che lavorano per il bene comune e non per il proprio interesse.
Sui principi della fede e della morale fu saldo, non scese a compromessi. Verso la persona, ogni persona, dimostrò piena comprensione e tanto perdono.
Come conseguenza di quanto scritto, egli istituì la festa liturgica della Divina Misericordia. Quindi Giovanni Paolo II è stato una vera luce che ha illuminato la Chiesa e l’umanità. Uomo di dialogo, con i fratelli delle confessioni cristiane, con gli ebrei, con le varie religioni, con le nazioni, le culture, le singole persone. Luce limpida sulle varie problematiche attuali, come l’ordinazione femminile, il divorzio, l’aborto, l’omosessualità. In un’epoca storica impregnata di relativismo, compromessi, paura dell’impegno, dei “per sempre”, della sofferenza, della morte, egli colpì per la sua statura morale, per la santità vissuta con naturalezza in ogni situazione, per la fedeltà alla missione affidatagli da Gesù attraverso la Chiesa.
Ai suoi funerali la gente gridò e scrisse: “Subito Santo”. Fu sepolto nelle grotte vaticane nel luogo che aveva accolto le spoglie di Giovanni XXIII, un buon presagio.
È stato dichiarato beato da Benedetto XVI in Piazza San Pietro il 1° maggio 2011 e sarà dichiarato Santo il 27 aprile 2014, insieme col Papa Buono.
Nell’aprile dell’attuale Papa Francesco spicca nettamente la data del giorno 27, seconda domenica di Pasqua ma anche domenica della Divina misericordia.
È il gran giorno della canonizzazione dei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, due giganti da venerare, da imitare.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano