[del Sac. Camillo Perrone]
L’analfabetismo è una piaga sociale densa di conseguenze: da esso spesso dipendono la fame, le malattie, la povertà. Chi sa leggere o scrivere, riesce a comunicare più rapidamente, acquista il senso della propria dignità.
E’ una piaga che ha sempre impedito qualsiasi progresso economico, sociale, morale e culturale a ogni livello.
La Basilicata vive una situazione paradossale: da una parte è una delle regioni dove si registrano una delle più alte percentuali di giovani laureati in rapporto alla popolazione residente; dall’altra deve fare i conti con un record poco invidiabile, quello di territorio in cui si annida la più alta percentuale di analfabeti e semi-analfabeti. Complessivamente il dato è di 10,3 per cento: praticamente un lucano su dieci non sa leggere e scrivere. A questa percentuale va aggiunta quella relativa all’analfabetismo di ritorno (detto anche «funzionale») che tocca addirittura il 43 per cento. Si tratta di cittadini, in possesso del diploma di scuola media inferiore, che tecnicamente sanno leggere, scrivere e far di conto, ma non sono in grado di interpretare le informazioni che acquisiscono attraverso giornali, televisione o libri.
E ci sono in Italia migliaia di minori che evadono l’obbligo scolastico, per la lontananza dalle scuole, per necessità di lavoro in famiglia o fuori, per l’ottusità dei genitori preoccupati solo del facile guadagno. Ci sono minori handicappati, che vivono nascosti in casa per malintesa “vergogna” dell’opinione pubblica; ragazzi con difficoltà intellettuali, esclusi dalle scuole o emarginati nella scuola e nel lavoro, perché “ostacolano” il ritmo degli altri allievi.
Ma vogliamo affermare con vigore l’importanza dello studio che è un veicolo prezioso per il progresso dell’uomo, un mezzo essenziale per instaurare veri rapporti con gli altri.
C’è un minimo di istruzione che tutti devono avere, pena in caso contrario, l’emarginazione dalla vita sociale e lo stato di dipendenza dagli altri. E’ dovere della società assicurare questo minimo a tutti i ragazzi e sostenere gli adulti che ne sono privi con iniziative culturali integrative della scuola.
La formazione professionale, che è un aspetto dell’alfabetizzazione, consente di lavorare la terra in termini più razionali, di sfruttare le acque e le risorse del suolo, di comprendere i propri diritti e doveri, esigendo rispetto e opponendosi alle varie forme di sfruttamento. Questo è uno dei tanti esempi.
Tra le forme più efficaci per superare l’analfabetismo c’è il funzionamento di microrealizzazioni destinate all’alfabetizzazione e alla formazione professionale.
Teniamo sempre presente la celebre massima di Giuseppe Mazzini: “L’alfabetizzazione è il primo passo verso la libertà”. Il futuro dell’Italia si costruisce tra i banchi della scuola: è questa la sfida del nostro Paese.
Nessun Paese può definirsi civile senza un deciso investimento sull’educazione delle nuove generazioni. Proprio per questo una scuola di qualità è un fondamento insostituibile per una società che vuole costruire il proprio futuro. La scuola non può, però, illudersi di poter fare a meno della famiglia, in questo difficile compito. Priorità assoluta, oggi, è una nuova alleanza tra gli adulti che vivono la scuola, tra genitori e insegnanti.
Oggi, poi, i genitori per primi sono chiamati a una rinnovata responsabilità, perchè nessuno più di un padre e di una madre è responsabile per l’educazione dei propri figli. Si tratta di un diritto “originario, primario e inalienabile”. Ma, come ogni diritto, il compito educativo è da subito anche un dovere, come riporta anche la nostra Costituzione (art. 30): <<E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio>>.
Mettere la scuola al centro di ogni progetto di futuro del Paese esige il riconoscimento reciproco tra genitori ed educatori, nell’associazionismo, nello sport, perchè essa torni ad essere il luogo che consente a ogni bambino di costruirsi il proprio futuro e di diventare un adulto: una persona, cioè, responsabile, libera e generativa, un costruttore di futuro, per sé e per gli altri.
Bisogna investire sulla scuola, dare dignità agli insegnanti, coltivare il mondo scolastico come luogo di formazione in una società dove sono deperite tante agenzie socializzanti e formative.
In conclusione urge mettere la scuola al centro di ogni progetto perchè torni ad essere il fiore all’occhiello della nostra società.
Don Camillo Perrone