SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Verseremo lacrime e sangue

“Conquisteremo la vostra Roma, faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne”.
È l’ultimo terrificante appello lanciato ai jihadisti dal portavoce dell’Isis, Abu Muhammed Al Adnani, in un lungo messaggio audio pubblicato su Twitter.
Secondo traduttori e analisti non vi sarebbe nessun riferimento diretto all’Italia: la citazione alla «vostra Roma» sarebbe da intendersi non come luogo fisico, ma in quanto cuore del «nemico crociato». Il cuore del messaggio audio dell’Isis indica invece Obama, Kerry, Iran, americani, canadesi, francesi in genere come obiettivi da colpire. E si fa appello poi ai mujaheddin di Libia, Egitto, Algeria, Marocco, Caucaso e a quelli egiziani: «Uccidete i miscredenti in qualunque modo» e «attaccate i civili». Secondo i vertici del Califfato siamo alla «campagna finale dei crociati»; ma saranno i soldati dello Stato islamico a condurre l’attacco e non loro. Minacce esplicite anche al presidente americano definito «un servo degli ebrei e un vigliacco».
A partire dal 2012, lo Stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra civile siriana contro il governo di Bashar al-Assad e nel 2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano, ha cambiato nome in Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS). Nel 2014 l’ISIS ha esteso il proprio controllo all’Iraq con la presa di Mossul, proclamando la nascita del califfato il 29 giugno 2014.Le rapide conquiste territoriali dell’ISIS hanno finito per attirare la preoccupazione della comunità internazionale, spingendo gli USA e altri Stati occidentali e arabi ad intervenire militarmente contro l’ISIS con bombardamenti aerei in Iraq da agosto 2014 e in Siria da settembre 2014.
Dapprima alleato di Al-Qaida, rappresentata in Siria dal fronte al-Nusra, l’ISIS se ne è definitivamente distaccato nel febbraio 2014, diventandone il principale concorrente per il primato nel jihad globale. Così, a partire da ottobre 2014, altri gruppi jihadisti esterni all’Iraq e alla Siria hanno dichiarato la loro affiliazione all’ISIS, assumendo il nome di “province” dello Stato Islamico: tra queste, si sono particolarmente distinte per le loro attività la provincia del Sinai, attiva nella regione egiziana del Sinai, e le Province libiche di Barqa e Tripoli, che, nel contesto della seconda guerra civile libica, controllano la città di Derna e parte della città di Sirte in Libia.
L’ONU e alcuni singoli Stati hanno esplicitamente fatto riferimento allo Stato Islamico come a un’organizzazione terroristica, così come i mezzi d’informazione in tutto il mondo.
Parlare della storia dell’Islam vuol dire raccontare l’ambiguità della tolleranza islamica, dalla subalternità al sultano del Patriarca di Costantinopoli alla distruzione delle statue di Mosul dei giorni nostri.
Una storia di soprusi e prevaricazioni che dimostra quanto il pensiero islamico sia incline allo stragismo e alla pulizia etnica e religiosa in nome di Allah.
Una storia ben lontana dall’essere finita quella del terrorismo islamico che minaccia di spodestare il Vaticano.
Lo sa bene Magdi Cristiano Allam, nato al Cairo e per 56 anni musulmano moderato, oggi sotto scorta da 12 anni: gli islamisti lo hanno condannato a morte.
Allam è stato il primo a sostenere che nel Corano c’è la risposta a tutto, che quel che accade non accade per caso, ma perché è scritto in un libro sacro, a cui noi portiamo rispetto, ma di cui non esiste interpretazione. Nell’islam il Corano è della stessa sostanza di Dio, ecco perché non si interpreta. E ogni volta che pregano, condannano ebrei e cristiani. Non sono pazzi. È l’Occidente pavido che continua a non capire che un Islam moderato non esiste. Siamo in guerra. Ed ecco il monito, che torna alla Winston Churchill, che col nazismo alle porte esortava gli inglesi: «Verseremo lacrime e sangue». Anche noi verseremo lacrime e sangue, se continueremo a perdere guerre come fossero partite di calcio.

Beatrice Ciminelli

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