SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Non dimentichiamo l’attore comico “Teologo” [di don Camillo Perrone]

I 10 Comandamenti commentati da Benigni in TV.  Il comico toscano è stato affascinante. Ha rivelato una profondità esegetica rara, senza cadere nel moralismo o nella banalità.  Finalmente la TV si riscatta di tante cose frivole che ci propina a ogni ora del giorno, in una corsa al ribasso quanto in qualità e serietà dei programmi; ma ci sono anche dei bei programmi televisivi, ad onor del vero.

Ci voleva proprio una persona come Roberto per ripescare nella sua infanzia (e nelle infanzie di tutti noi) il Catechismo genuino e lapidario che ci veniva insegnato. Infatti esso è ancora attuale poiché “nè un apice, né uno Iota della Legge sarà mai cambiato”.

Le crisi sociali, così frequenti nei corsi e ricorsi della storia, non vengono dalle cose, ma da noi, renitenti ad accettare la dottrina, l’esempio di Gesù e la sua legge salvifica.

É quindi utile a tutti che le “regole” siano rinfrescate in un mondo che va di corsa e non si sofferma a meditare. Queste “regole” sono fisse e non si adatteranno mai ai costumi del mondo; specialmente la regola di “amare il prossimo come noi stessi e soprattutto i nemici” non sarà mai flessibile come vuole il mondo, ma rigida ed incentrata sulla potenza dell’Amore che informa l’universo e che “muove il sole e l’altre stelle”, come Benigni ci ha spesso ricordato nel commentare la Divina Commedia. Ha colpito innanzitutto l’entusiasmo con cui Benigni ha scandito piu’ volte ogni singola sillaba del testo sacro, e ancor piu’ ha colpito una qualita’ che e’ propria della sua arte e della sua personalita’: lo stupore.

Roberto avrebbe capito che, in poche righe, c’è l’intero destino dell’uomo. Non si tratta di una legge in dieci punti, pesante, aggressiva, colpevolizzante. Le due tavole raccolgono i presupposti di una società libera, capace di rivelare l’uomo all’uomo. Davvero ci voleva questa scossa, avutasi grazie al comico fiorentino.

La nostra civiltà è radicalmente abnorme: è segnata dalla dirompente contraddizione del progresso e del regresso. Mentre porta avanti una colossale crescita tecnologica e scientifica che incrementa ed estende un accentuato benessere materiale, si lascia corrodere da una sempre più grave involuzione dei valori ideali.

L’Italia è ai primi posti nel mondo per l’illegalità, l’evasione fiscale, l’inefficienza della giustizia, il consumo di suolo, la disoccupazione giovanile. Non si può continuare così, lasciando il Paese nelle mani dei furbi, affaristi e impuniti. Soltanto con il coraggio e la coscienza civica si riuscirà a uscire da questa palude.

L’artista Benigni e’ davvero il cantore della bellezza del decalogo. La Provvidenza ci ha mandato questo esempio di un “laico” (per modo di dire) forse perchè ognuno di noi rifletta serenamente sul come impostare la propria vita. Forse l’attore fiorentino diverra’ anche una traccia preziosa per i Presbiteri della Chiesa per rispondere e commentare nelle omelie domenicali i Comandamenti ed altri Precetti della Chiesa.

Nella seconda serata Benigni ha ricordato che il comandamento piu’ grande l’ha sintetizzato Cristo nel Vangelo:”Amate Dio sopra ogni cosa , e il prossimo come voi stessi”. L’obbedienza al decalogo, a noi dato dall’amore del Padre in una prospettiva di libertà, deve farci superare il legalismo, il fariseismo, cioè quel rapporto con Dio misurato da osservanze esteriori. Le “dieci parole”, contrariamente a quanto può far pensare un moralismo precettistico, sono il “manifesto di uomini liberi”. L’Italia –ripetiamo- da tempo vive una stagione di grande lacerazione morale, economica, sociale e politica; si allunga purtroppo la stagione della disonestà, della corruzione a vasto raggio. Siamo in un cunicolo dal quale non si vede ancora l’esito luminoso.

Necessita spezzare la logica di un sistema culturale univoco e perverso, di cui si subiscono tutte le contraddizioni e le perversioni, proponendo un’alternativa credibile che riaffermi i valori evangelici della fraternità, della carità, della comprensione, del dialogo e soprattutto della giustizia, della legalità e dell’onestà. Per realizzare il rinnovamento auspicato non si richiedono grossi prodigi, basti che ciascuno facci il proprio dovere. Bisogna però cominciare immediatamente, senza aspettare che altri lo facciano prima. Il cambiamento comincia da ognuno di noi.

 

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