SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Credere nelle giuste cause ora più che mai

Coesione sociale avanti tutta!…
Ogni giorno i giornali, la televisione, i settimanali e  gli altri mezzi di  comunicazione ci sommergono con notizie e informazioni che molto spesso sono sconfortanti e contrastanti tra loro.
Non passa giorno che non siamo presi dallo sgomento, dal timore e dalla preoccupazione verso il futuro. Ci chiediamo: “Dove stiamo andando?” Credo sia arrivato il tempo di affinare lo sguardo e di distoglierlo  dalla cronaca politica o gazzettiera per osservare dalle radici il nostro paese e la società in cui viviamo. Forse capiremmo che la speranza non è morta e che il buono, il bello e il bene sopravvivono nonostante noi e quello che avviene nei luoghi della politica, dell’economia e dei poteri vari.
Scopriamo realtà che ci mostrano che qualche cosa di nuovo si muove: centinaia di giovani e di persone comuni che si danno volontariamente alla cura dell’altro, che costruiscono reti di amicizia, che curano l’ambiente e ricercano un vivere sobrio, attento alle risorse del proprio territorio. Eccoli proprio a Genova a spazzare il fango – veri angeli del fango – eccoli lungo i greti dei fiumi, dei torrenti o nei boschi e nelle città impegnati a pulire quello che con i nostri rifiuti abbiamo sporcato, oppure a valorizzare i nostri siti artistici e architettonici per dimostrare che l’Italia è bella e che la bellezza apre il cuore, la mente e rende ragione all’operare degli uomini. Con la fantasia e l’entusiasmo di chi crede nelle cause giuste. I giovani sono disponibili: nessuno dica che i giovani d’oggi sono senza slanci, senza cuore, che non amano lo sforzo e il sacrificio perchè non è vero. I giovani si impigriscono e ristagnano quando mancano di ideali. E occorre avere molta fiducia anche negli uomini che in fondo sono spesso più buoni di quanto non appariscono; più infelici, che cattivi; più illusi, che ostinati; più bisognosi di verità e di amore, che di abbandono e rifiuto.
Nel nostro  Paese c’è tanta gente che cerca la partecipazione, il dialogo, il confronto, che non è attenta solo a legittimare i propri interessi, ma che manifesta una cultura della cura dell’altro e che desidera camminare in compagnia. Ecco perchè oggi serve un modo di fare politica totalmente nuovo, sempre più incarnato nella realtà.
<<Cari Fratelli e Sorelle, questa nostra Italia – consentitemi di chiamarla “nostra” perchè la sento come la mia seconda Patria – sta vivendo un momento di crisi, che non tocca solo gli aspetti più appariscenti ed immediati della civile convivenza, ma raggiunge livelli profondi della cultura e dell’ethos collettivo. In questo complesso e faticoso travaglio, accanto a fenomeni chiaramente negativi, non mancano aspetti positivi, che ci fanno sperare si tratti di una crisi di crescita.
Ho profonda fiducia nel popolo italiano e sono certo che esso saprà trovare, nel patrimonio di saggezza e di coraggio di cui dispone, le risorse necessarie per superare la situazione difficile che sta attraversando>>(Giovanni Paolo II al convegno di Palermo del 1995). Pur con germi di speranza
il messaggio papale si ripropone attuale alla nostra società travagliata da laceranti inquietudini e dallo smarrimento dei valori spirituali, morali e civili e sempre più dominata dalla logica egoistica del potere e dell’avere. Dobbiamo imparare a comprenderci, a dialogare e a perdonare; ma è necessario anzitutto dare il buon esempio, a cominciare dall’alto.  Troppi scandali hanno scosso l’opinione pubblica e incrinata la fiducia dei cittadini. Occorre rimboccarsi le maniche per dar vita al bene comune. La disoccupazione non scompare per decisionismo, né la grande crisi economica scompare con un colpo di bacchetta magica.  Ci vuole invece da parte di tutti senso del dovere, spirito di sacrificio e solidarietà per i più deboli, sull’esempio del Santo di Assisi che visse l’utopia della fraternità universale; tutta la sua vita fu una piena affermazione dell’uomo e della vita. Credo che Francesco oggi, sopratutto in questo momento di grande crisi economica, è un punto di riferimento per ritrovare le radici della fiducia. Senza una ripresa di contenuti valoriali ed etici non ci sarà uscita dalla crisi.
L’opulenza non paga sul piano della crescita umana, la vera ricchezza è avere più partecipazione, più relazioni sociali, più sentimenti di umanità verso il prossimo. Se non si sviluppa uno spirito comunitario sarà difficile poter rispondere adeguatamente a una crisi internazionale che ha proporzioni nuove rispetto al passato e per cui è fondamentale, per riuscire a venirne fuori, il sentirsi parte di una comunità e comprendere che un popolo è tale solo nella fraternità degli uomini che lo compongono.

Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano