<<Cristo si è davvero fermato ad Eboli, dove la strada ed il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania… Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo…>> scriveva Carlo Levi nel libro che è diventato famoso in tutto il mondo, ma la Basilicata, regione nel cuore del Sud, è ancora una realtà misteriosa che conserva intatto il fascino e il sapore di antico, di campi appena arati, di zolle aspre e di sorgenti zampillanti, di boschi rigogliosi e di montagne impervie. Potenza, la città che si erge su un monte conservando l’antica posizione di dominio e di difesa da tempo è uscita dall’isolamento in cui è stata relegata per troppo tempo. Ricollegata il più delle volte ad immagini stereotipate, la Basilicata non è solo la terra tormentata dal terremoto o dal clima rigido o dalle difficoltà di comunicazioni. Un popolo alla riscoperta di una propria identità che non è quella presentata dai mass-media che evocano un’immagine tendenzialmente tradizionale della Lucania in termini di arretratezza, di mancato sviluppo e di disgregazione: paesaggi deserti, contadini, animali da soma, donne in abiti neri e assenza di giovani.
Questa ricerca di se stessi è, purtroppo, contrassegnata, il più delle volte, da un violento distacco dal passato. L’abbandono delle proprie radici finisce per procurare sbandamento ed insicurezza. Quello che emerge è una società in via di trasformazione che tende al recupero della propria immagine e credibilità fatta di cose genuine, di paesaggi campestri e di cultura popolare, verso uno sviluppo della regione sempre più autopropulsivo e meno dipendente dall’esterno. Una terra quindi che si ribella: <<Cristo non si è fermato ad Eboli!>>.
La nostra regione ha percorso, in questi anni, un lungo cammino verso nuove forme di vita, superando condizioni ambientali di povertà e di disagio. Essa è un piccolo Texas, la terra dell’oro nero e dell’oro bleu, risorse petrolifere e idriche.
Occorre che tutti noi lucani diventiamo sempre più protagonisti di una vasta rinascita sociale; occorre fugare le inquietudini originate da atavici sospetti e diffidenze: è necessario far spazio a proposte di ammodernamento reale e di razionale valorizzazione delle diverse attività occupazionali. L’uso delle nostre risorse naturali dovrà essere sempre sostenibile per l’ambiente e la vita dei cittadini: valorizzare le stesse risorse, i prodotti tipici sostenendo gli sforzi degli imprenditori, supportare l’imprenditoria giovanile e femminile, l’industria con alti contenuti tecnologici e basso impatto ambientale, coniugare l’interesse nazionale e quello locale, rafforzare la funzione sovraregionale della Basilicata, la quale deve realizzare con uno spirito europeo l’obiettivo di diventare “regione di qualità, territorio di eccellenza”. Un obiettivo che si può raggiungere investendo sulle persone e sulle tecnologie, facendo emergere nuovi talenti, sviluppando allo stesso tempo le nostre virtù migliori: l’operosità e la fiducia, la generosità e lo spirito di solidarietà, che sono tratti distintivi dell’identità più profonda dei lucani.
Carlo Levi – con tutto il rispetto verso la sua persona – non è sempre affidabile per quanto ci dice sulla Basilicata, perchè Cristo non si è fermato ad Eboli, ma è presente in Basilicata, vivo, operante, conosciuto e amato. E’ soprattutto questione di un cambio di cultura. Occorre che il nostro Sud recuperi il senso sociale dell’esistenza. E’ la coscienza collettiva della nostra società che deve essere animata dall’ethos della solidarietà evangelica.
Sono all’ordine del giorno scossoni e scenari di portata epocale, strascichi post-voto… Tremonti ritorna a bacchettare. Urge una sempre maggiore capacità programmatoria per risolvere efficacemente i gravi problemi occupazionali, per fugare il solito ritornello-lamento: molto petrolio – pochi soldi; intervenire per riparare i danni considerevoli del maltempo verificatisi nel Metapontino, superando le lungaggini burocratiche. Urge una vera rivoluzione culturale aprendosi a nuove esigenze e a nuove problematiche. Farsi sentire, emancipazione, intraprendenza, sostenere il processo di una sana socializzazione e della solidarietà civile ed economica nel dinamismo civile odierno, evoluzione verso l’unità.
Il valore della solidarietà umana dovrà animare la coscienza collettiva e flettersi nelle diverse aree della vita civile di una cultura imperniata sulla scelta radicale del rispetto e dell’amore per l’uomo, per ogni uomo.
Sarà questo ethos civile a ispirare l’impegno per la giustizia, la strategia per la trasformazione delle strutture ingiuste, il superamento degli squilibri, degli egoismi, delle discriminazioni, la misura nella lotta, il cammino della pace.
Questo ethos deve animare soprattutto la funzione politica con i suoi compiti normativi e amministrativi, perchè questa sia gestita come servizio alla comunità e sappia disimpegnarsi dagli interessi particolari ed egoistici, per considerare attentamente la propria responsabilità nei riguardi del bene di tutti.
Nell’ottica di questo ethos civile si colloca il comune impegno non solo di elaborare lucidamente, ma anche di eseguire responsabilmente in maniera organica un progetto di ricostruzione che da una parte si misura con le esigenze e le possibilità del nostro territorio e dall’altra, aprendosi a un nuovo respiro storico, mostri il concreto itinerario dello sviluppo. E pensiamo ai giovani che si sentono marginali rispetto alla vita della comunità nazionale: non sembra esserci spazio per una <<fantasia>> giovanile che trovi eco adeguata nei progetti sociali e il diritto che si ha all’occupazione. Crediamo che la Chiesa tutta di Basilicata in questa direzione si debba impegnare molto: una presenza visibile e attiva, scendere nell’agone sociale, sintonizzandosi con la gente. Nel lavoro assunto come cooperazione e relazione sociale, come bene primario da cui dipende la dignità, la libertà e l’identità delle persone e i percorsi di vita buona. Di questo dovrebbe discutere la politica.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano.