Una grande festa quella del 17 marzo a Roma per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, che ha avuto nel Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e in Papa Benedetto XVI le due figure-guida, i simboli reali di una riunione impensabile proprio 150 anni fa. Un’unione fatta di voglia di festeggiare insieme, ma anche di collaborazione, stima reciproca, rispetto e attenzione alla promozione umana e sociale dell’intera nazione, con costante sollecitudine per i più deboli e bisognosi, come è stato opportunamente puntualizzato tra le norme portanti della riforma dei Patti Lateranensi firmati nel 1984 dall’allora Presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi, e dal Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli, il padre della ost-politic vaticana e tra i principali ispiratori della nuova intesa che attualizzò gli accordi pattizi del 1929.
Per una felice coincidenza, la festa dei 150 anni dell’unità d’Italia è stata celebrata insieme ai 27 anni della firma dei nuovi Patti Lateranensi del 1984. Due appuntamenti di grandissima importanza per i rapporti tra le istituzioni civili e religiose. Accanto a Bagnasco, che ha presieduto la solenne celebrazione dell’Unità d’Italia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, sono intervenute le più alte cariche dello Stato, esponenti del governo col premier Silvio Berlusconi affiancato dal sottosegretario Gianni Letta. A dare ancora più significato, peso e sostanza alla rappresentanza cattolica ha contribuito la presenza del Segretario di Stato della Santa Sede Cardinale Tarcisio Bertone, un gesto particolarmente apprezzato dal Presidente della Repubblica Napolitano, come emerso nel corso del vertice Chiesa-Stato svolto il 18 febbraio scorso alla ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per l’annuale ricorrenza dei Patti Lateranensi. <<Oltre alla grande stima reciproca e al rinnovato desiderio di collaborazione per il bene del Paese ribadito durante i colloqui – ha commentato Napolitano alla fine dell’incontro – di grande significato è la partecipazione delle autorità ecclesiali alla festa dei 150 anni dell’Unità d’Italia che, come mi ha anticipato il Cardinale Bertone, vedrà anche l’intervento del Pontefice. Una scelta di profondo significato che apprezziamo enormemente e che farà bene a tutto il Paese>>. Clima, dunque, di grande partecipazione istituzionale laico-religiosa intorno al “compleanno” italiano del 17 marzo, con lo Stato e la Chiesa stretti in un ideale abbraccio che 150 anni fa nessuno avrebbe potuto prevedere con assoluta certezza. Nel suo genere, un “miracolo” che sarà bene tenere nella giusta considerazione perchè non potrà che portare importanti frutti a tutti gli italiani. Anche a chi liberamente ha azzardato qualche dubbio proprio sul significato della festa del 17 marzo.
Ottima testimonianza quella offertaci recentemente da parte della Chiesa e da parte dello Stato Italiano. A questo punto purtroppo dobbiamo dire che tendenze corporative e rischi separatistici si oppongono alla solidarietà, fondata sull’amore e sulla riconciliazione. Alla radice dell’unità sta la vocazione di ogni uomo e di tutta l’umanità alla comunione, che si realizza nei legami comunitari della famiglia, della città, della nazione, dell’umanità intera in una dimensione appunto universale.
La Chiesa con la sua dottrina, con il suo spirito di universalità e di carità dà a questo mondo il coefficiente più valido, il miglior contributo, perchè si formi una società più onesta e più giusta; la Chiesa ha dato e sempre darà agli individui e ai popoli l’impulso per nuovi progressi e nuove conquiste con la sua azione illuminatrice, liberatrice e animatrice. La Chiesa fornisce la garanzia per un universalismo sincero e duraturo e in tal modo vivifica la società. Si pensi ora al problema degli immigrati e dei nord-africani, che riguarda tutta l’Europa (Lampedusa è frontiera d’Europa!!).
E’ bello – a questo punto – ricordare l’intervento dell’allora Capo dello Stato Ciampi, sei anni fa, quando ricevendo al Quirinale Benedetto XVI esclamò:<<Il legame tra la Santa Sede e l’Italia è un modello esemplare di armoniosa convivenza e collaborazione>>. Aggiunse poi <<La necessaria distinzione tra il credo religioso di ciascuno di noi e la vita della comunità civile, regolata dalle leggi della Repubblica, ha consolidato la profonda concordia tra Chiesa e Stato>>. A questo punto ci rivolgiamo ai nostri politici: <<Litigate di meno e prodigatevi di più in favore del nostro popolo>>.
Il “compleanno” deve significare forte impegno perchè nel nostro Paese si affermi sempre di più la giustizia e la concordia e perchè mediante l’onestà dei cittadini e la saggezza dei governanti si attui un vero progresso nella pace.
Senza cadere in un patriottismo puramente trionfalistico e nel facile moralismo diciamo che chi ha il vero amor di patria desidera far onore alla sua patria con il proprio comportamento onesto e generoso; desidera anche che la sua patria sia grande non con la violenza sugli altri paesi, ma con la sua civiltà, la sua collaborazione per il bene del mondo, il suo contributo spirituale e generoso al bene di tutti.
Don Camillo Perrone, Parroco emerito di San Severino Lucano