RIFLESSIONI POST-VOTO A SAN SEVERINO LUCANO
(Testo del 27 maggio apparso su Facebook, riveduto e corretto)
1. Dalle elezioni comunali del 26 maggio esce un paese spaccato letteralmente in due (445 voti Lista Primavera, 597 Lista n. 2 “Insieme per San Severino Lucano) . L’atmosfera di divisione si percepisce, è nell’aria. Si può dire che la parte più progressista e dinamica di San Severino, la vera e propria “società civile sanseverinese” abbia appoggiato la Lista n.1 Primavera: una composizione sociale che comprende giovani, studenti o laureati, esponenti del mondo delle associazioni, lavoratori, professionisti, operatori turistici, esponenti della cultura. Nonostante anche i suoi limiti, tale gruppo era riuscito a convogliare ciò che restava delle risorse umane più dinamiche di San Severino. Una lista quindi “giovane” non solo anagraficamente ma anche per contenuti e aspirazioni. La lista n. 2 “Insieme per San Severino Lucano”, erede della scorsa amministrazione, è stata evidentemente espressione (si usa solo terminologia sociologica senza intento offensivo), dalla parte conservatrice e immobilista della popolazione, quella parte abituata al solito andazzo che non riesce a vedere, per questo o quel motivo, altre prospettive o orizzonti. In questo quadro desolante che caratterizza un po’ tutto il Sud tornano tristemente attuali le analisi del sociologo Banfield sul familismo amorale: trascurabile diventa il concetto del bene comune, mortificate sono le iniziative dal basso, mentre prioritario è l’interesse del singolo e soprattutto della sua famiglia (vedi mia recensione a questo link: http://appuntidelceapollino.blogspot.com/2013/07/un-sociologo-nel-pollino-lucano-degli.html ).
2. La Lista Primavera era nata dal bisogno di contrapporre ad un’amministrazione ormai autoreferenziale, distante, disabituata al confronto critico, lontana dai bisogni dei cittadini, un’alternativa che partisse dal basso, un programma costruito insieme, in un’ottica di democrazia partecipata in cui predominante fosse il valore dell’ “ascolto”. Era nata sotto l’impulso di un forte entusiasmo, solidarietà collettiva e voglia di fare. Se la lista La Primavera avesse vinto, non si sarebbero fatti miracoli (non se ne possono fare, vista la situazione dei piccoli comuni), ma si sarebbero potute sprigionare delle energie positive per San Severino Lucano; quella “società civile” che covava sotto questa aggregazione avrebbe potuto fare da catalizzatore di proposte, suggerimenti, laboratori di idee. Si può prevedere (previsioni, non giudizi di valore) che tali aspirazioni verranno mortificate per vari fattori dall’amministrazione comunale che è uscita dalla lista numero 2. Con ciò nessuno vuol negare anche i meriti per ciò che è stato fatto di buono nelle amministrazioni passate, ma un’amministrazione si giudica per la politica dell’ultima legislatura, con riguardo al presente. Un’accusa fatta alla Lista Primavera era quella di essere sponsorizzata da esponenti di centrodestra: possono piacere o non piacere gli interventi di saluto ai comizi di ospiti istituzionali come Cupparo e Leone, ma l’intento della Lista Primavera, lista civica e apartitica, era mostrare l’affidabilità di un gruppo di “vagnuni” (ovvero giovani) che avrebbe potuto relazionarsi, una volta saliti al potere, con le istituzioni regionali. Questa è la realpolitik se si vuole vincere e amministrare in un piccolo paesino e non solo creare liste di pura testimonianza. Sono convinto che la lista non si sarebbe fatta strumentalizzare e avrebbe dato corso all’attuazione del programma in piena autonomia.
3. Nello scontro elettorale abbiamo avuto la chiara incarnazione di due tipi di leader: il leader democratico, che con autorevolezza guida il gruppo ascoltando suggerimenti e pareri di candidati consiglieri, cittadini, esponenti della società civile e il leader autocratico, che è un po’ il dominus assoluto, dove i consiglieri sono semplici pedine da manovrare per i propri scopi elettorali, mentre i cittadini, in una concezione passiva, diventano meri bacini di voti o insiemi clientelari. L’arma che di solito usa il leader autocratico navigato va dalle promesse elettorali alle provocazioni, fino al rinfacciare questa o quella cosa, magari portata a termine 20 anni fa. In questa prospettiva la cosa pubblica è quasi trattata alla stregua della proprietà feudale. San Severino Lucano avrebbe avuto un estremo bisogno, in questa fase storica, proprio per i fermenti che La Primavera aveva suscitato, di un sindaco modellato sul tipo ideale del leader democratico, ben incarnato dalla figura di Francesco Ciminelli, giovane candidato della Lista Primavera che aveva i requisiti “naturali” per rappresentare un nuovo corso.
4. Con paesi così piccoli e spopolati la dimensione politico-ideologica va a scemare, mentre è determinante quella personalistica. Non contano più le liste ma le persone, si vota la persona nei panni del singolo consigliere, magari per simpatia, parentela o “piaceri” ricevuti. La personificazione della politica in contesti di paese è una realtà con cui bisogna fare i conti. Scompare quasi il ruolo dei partiti, che in passato pure aveva una qualche rilevanza. Un esempio di questo aspetto è l’assoluta non intersecabilità dei dati delle Europee con quelli delle comunali. In questo contesto il disagio socioeconomico dell’area favorisce queste situazioni: più si è nel bisogno o meno attrezzati culturalmente e meno si è liberi di fare valutazioni appropriate, e così più si è facilmente influenzabili. Del resto è questa la legge dell’egemonia, sia in senso positivo che negativo: ad egemonizzare in base a questa o quella prospettiva sono sempre partiti, associazioni o personaggi e personalità influenti. Anche le dinamiche elettorali dei piccoli paesi ci consegnano quindi il quadro di una democrazia con grossi deficit, una democrazia solo formale (elettoralistica cioè) e non autenticamente sostanziale, se teniamo fermo il presupposto della partecipazione della comunità alla vita politica, dove sono i cittadini a decidere sul proprio futuro.
5. L’attuale compito dell’aggregazione sociale uscita dalla lista n. 1 La Primavera dovrebbe essere intanto un’opposizione politica decisa e basata sui fatti. Inoltre è necessario convogliare la numerosa schiera di sostenitori e supporter in un movimento sociale che faccia politica dal basso, anche con intento propositivo, ma sempre spingendo sull’iniziativa autonoma e indipendente dalle politiche amministrative comunali. I consiglieri di opposizione dovrebbero diventare i referenti politici di tale movimento.
Saverio De Marco (cittadino di San Severino Lucano)