Ho mal digerito da sempre il paragone tra i migranti in mare e le deportazioni ad opera dei nazisti, ma poi ho accettato il termine improprio “shoah” del mare con la stessa rassegnazione con cui si accettano le doppie punte, la cellulite o un parente deficiente. Ma vedere Carola, la capitana Nemo paragonata ad Antigone disobbediente proprio no, non lo posso accettare. Quindi, mi appello alle elette schiere della sinistra: PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARI.
Lasciate stare Sofocle.
La vostra eroina di oggi avrebbe potuto accettare di far sbarcare i migranti in Tunisia, porto sicuro a poche miglia dall’area di recupero. Avrebbe anche potuto evitare il braccio di ferro con l’Italia facendo rotta verso l’Olanda, Paese che le ha dato la bandiera da sventolare sulla nave. Eppure il capitano Carola Rackete non ha fatto nulla di tutto questo. Pensate a questo, anzichè sciorinare il suo curriculum (che pare sia tutto da verificare) e tesserne le lodi.
Ora sarà la Magistratura a definire le responsabilità penali di Carola Rackete, accusata di tentato naufragio e resistenza a nave da guerra, ma al di là del giudizio penale, dal quale si spera che la Capitana non esca come una paladina, resta la pericolosa confusione politica che questa storia ha creato. Mentre sembrava incastrato in una situazione senza uscita, Salvini ha trionfato su tutta la linea. Non così si può dire della passerella del Partito Democratico, che ogni giorno è a caccia di nuovi eroi da idolatrare.
E’ stato un atto condotto con coscienza e volontà l’urto tra la nave Sea Watch 3 e la motovedetta della Finanza avvenuto durante l’approdo a Lampedusa della nave, con 40 migranti a bordo, deciso dal capitano Carola, sprezzante del divieto delle autorità italiane. Una decisione per la quale il comandante è ora indagata ad Agrigento, con l’accusa di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate. “La Sea Watch aveva già ricevuto assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità marittime e militari per ogni tipo di assistenza, per cui non versava in stato di necessità”, ha detto il procuratore al termine dell’interrogatorio di convalida dell’arresto.
Ma in risposta alla decisione della procura di Agrigento di mettere sotto sequestro l’imbarcazione, dopo che la comandante Carola Rackete ha fatto sbarcare con la forza i migranti recuperati al largo delle coste libiche, i vertici dell’ong tedesca lanciano una nuova sfida allo Stato italiano: vogliono infatti mettere in mare un altro natante “per la ricerca e il soccorso di migranti in difficoltà nel Mediterraneo”. Al Viminale l’input è di mantenere la linea dura. “Open Arms è una nave spagnola e se cercherà di entrare nelle acque italiane avrà lo stesso trattamento della Sea Watch”, ha messo in chiaro Salvini. Per questo è al vaglio anche un pacchetto di emendamenti al decreto Sicurezza bis per fare in modo che le navi che provocano il nostro Paese restino in dotazione allo Stato italiano. “Se entri nelle nostre acque violando la legge – ha proseguito – perdi definitivamente l’imbarcazione, senza attenuanti e multe che incidono ben poco”.
State tranquilli, Carolina non spezzerà le reni a Salvini, al massimo contribuirà a fargli prendere qualche “fascista” in più e una valanga di consensi.
Il pugno duro deve continuare, affinchè questo sia l’ultimo attacco al governo italiano. La guerra è appena cominciata.
Beatrice Ciminelli