SAN SEVERINO LUCANO [.com]

Araba fenice o familismo amorale?

UN BUON CRONISTA deve essere libero, sicuro, amante della franchezza e della verità, capace di chiamare le cose con il proprio nome, giudice imparziale, benevolo verso tutti, senza concedere a nessuno più del dovuto. Ed è con lo stesso distacco che caratterizza il narratore “super partes” che vanno analizzati i risultati delle elezioni comunali svoltesi a San Severino Lucano il 25 maggio scorso.

Facendo un passo indietro e spostando l’attenzione sulla presentazione delle liste elettorali, denominate rispettivamente “impegno continuo” e” il paese cresce”, è possibile notare come si sia passati dalla donazione della pecora Dolly a quella dei programmi elettorali, che prevedono identico contenuto e uguali obiettivi come la valorizzazione del territorio con relativo turismo, l’incremento dell’agricoltura e delle attività artigianali, l’informatizzazione dei servizi e la condivisione di progetti con i paesi limitrofi. Come da copione, le ragioni della decadenza, della disoccupazione e dello spopolamento vengono attribuite alla crisi economica che ci ha colpiti e mai all’incapacità di amministrare ,come se gli errori della classe politica fossero una conseguenza del Fato o di altre forze cieche, che modificano gli eventi eludendo il libero arbitrio.
Inoltre, per sopperire alla mancanza di una coalizione avversaria e, di conseguenza, al rischio di nomina di un Commissario Prefettizio, i vertici del Potere hanno ben pensato di ricorrere al meccanismo delle liste civetta per aggirare l’ostacolo del quorum fissato al 50% degli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune. Inutile dire che l’intera campagna elettorale si è svolta in un clima di assoluto torpore, figlio dell’individualismo di chi mira da sempre aperseguire solo il proprio utile personale e di chi, dall’altra parte, non si rivela in grado di presentare un progetto di opposizione seria e leale che possa contrastare i veterani della politica. I risultati parlano chiaro: la precedente amministrazione ,sotto il vessillo di impegno continuo, risulta vincitrice per un totale di 861 voti contro i 44 della lista fantasma il paese cresce. Giochi già fatti, entusiasmo pari a zero. Ad ogni modo, ai vincitori va l’augurio di chi scrive, affinchè possano lavorare per recuperare quel 5% che li distanzia dal raggiungimento della totalità assoluta degli aventi diritto. In tutti i paesi democratici, la politica come scienza dell’associarsi è madre di tutti gli altri progressi, ma alcune comunità restano arretrate per ragioni culturali da rinvenire in ciò che il sociologo Banfield chiamava familismo amorale. Familismo perché in una comunità di questo tipo l’individuo persegue solo l’interesse della propria famiglia nucleare e mai quello della, comunità; amorale perché vi è assenza di relazioni sociali morali tra individui all’esterno della famiglia. Le conseguenze di una società di familisti amorali si ripercuotono sulla politica, sull’economia e sulla gestione del bene pubblico. Gli studi condotti sul campo da Banfield riguardavano un comune fittizio dietro cui si celava il borgo di Chiaromonte , ma se oggi quest’ultimo rinasce con la vittoria di Valentina Viola, sindaco giovane e donna, San Severino Lucano resta prigioniero di un retaggio culturale ancestrale che porta la società a ripiegarsi su se stessa, ad aver bisogno di un leader che mantenga l’ordine con mano ferma, ad usare il voto come strumento per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine e per ripagarne altri già ottenuti o magari solo promessi. Ma, fortunatamente, quando si tocca il fondo, una spinta dal basso ci riporta a galla per farci risorgere dalle nostre stesse ceneri come una splendida Araba fenice.

Beatrice Ciminelli

Mercoledì 18 giugno 2014, Il Quotidiano di Basilicata

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