E’ entrata nel vivo a San Severino Lucano la settima edizione del Festival Gregorio Strozzi. Da ieri (17agosto) e fino a domenica 23 agosto prossimi nella cittadina del Pollino si terranno corsi di musica antica e concerti. Venticinque i partecipanti provenienti non solo da diverse regioni italiane ma anche da molti Paesi stranieri. Giovedì (20 agosto) i docenti allieteranno le calde serate sanseverinesi con concerti di musica classica. Complessivamente quattro momenti, giovedì alle ore 19,00; sabato alle 21,30, domenica alle 12,30 si esibiranno i corsisti, nella chiesa di San Vincenzo, sempre domenica ma alle 21,30 il concerto finale sarà nella chiesa parrocchiale. Gli studenti stanno studiando il canto barocco con Cristina Miatello, il flauto diritto con Sergio Balestracci, il violino barocco con Alessandro Piccolini, il violoncello barocco con Alberto Guerriero, Tiorba, Liuto e Chitarra con Ugo Di Giovanni, il clavicembalo e basso continuo con Stefano De Micheli, tutti gli insegnanti poi impartiranno lezioni di musica d’insieme. “Il Festival, afferma il sindaco Saverio De Stefano, sta diventando un momento culturale molto importante nella nostra cittadina, l’iniziativa da un lato vuole ricordare il compositore nato nella nostra cittadina , dall’altro avvicinare alla musica classica creando una occasione di incontro e confronto tra maestri e docenti e infine arricchire l’offerta di animazione culturale”. Ma chi era Gregorio Strozzi ? Organista e compositore italiano, che nacque a San Severino Lucano intorno al 1615. A Napoli, dove si era trasferito, perfezionò gli studi musicali con G.M. Sabino e prese gli ordini sacri. Nel 1634 ottenne nella chiesa dell’Annunziata il posto di organista lasciato vacante dal Sabino per la nuova nomina a maestro di cappella, in tale posizione era ancora nel 1643, nonostante una promessa di promozione da organista ordinario a maestro di cappella o a I° organista. Noto pure come didatta di canto, appare designato coi titoli di abate, doctor in utroque jure e protonotario apostolico. L’opera di maggiore interesse nell’ambito della produzione di Strozzi è “Capricci da sonare cembali et organi”, concepita nella tradizione della cosiddetta scuola “cembalo-organistica” napoletana. Stampata in partitura comprende 3 capricci veri e propri, 3 ricercate, 3 sonate, 4 toccate, 3 gagliardi, 1 madrigale diminuito, 8 correnti, 2 balletti, 1 ballo e 3 serie di var., vale a dire quasi tutti i generi di musica per tastiera del tempo. Accanto alla sua appartenenza alla scuola napoletana, sono presenti in Strozzi altri aspetti diversi: un gusto spiccato per cromatismi, arditezze armoniche e dissonanze che convive con un senso della scrittura dotta e severa; una certa inclinazione per l’originalità che si denota nell’impiego di figurazioni e abbellimenti insoliti ed estrose relazioni armoniche. Si può cogliere un nesso fra quest’opera e quella dei suoi predecessori quali Frescobaldi e Trabaci, individuabile , ad es. nei capricci (concepiti come susseguirsi di var. contrappuntistiche, secondo la forma Frescobaldiana), nelle ricerche che, con più temi trattati contemporaneamente, riportano a Trabaci. All’es. unito di entrambi si possono ricondurre le toccate, mentre le 3 sonate rivelano più spiccatamente l’influenza di Frescobaldi, appartenendo al genere della canzona – variazione con passaggi da una sezione all’altra in stile recitativo e toccatistico. Queste affinità con opere antecedenti giustificano molte perplessità che nascono dalla considerazione della tardiva data di pubblicazione (1687) e rendono inclini a considerare questi lavori composti nella prima metà del secolo e pubblicati con sensibile ritardo. Interessante è, infine, la dicitura “ Passa Y calla” (in spagnolo, “passa e taci”) posta all’inizio della Toccata de Passacagli che conduce l’opera e che può essere presa in considerazione per la dibattuta spiegazione del significato della parola “passacaglia.”
Antonietta Zaccara